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DITTERI

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controllo ditteri

controllo zanzare

controllo simulidi

controllo chironomidi

controllo mosche

larvicidi

adulticidi

tratto da

Vittorio Boesso DITTERI (ZANZARE, SIMULIDI, CHIRONOMIDI, MOSCHE)
GUIDA PRATICA PER LA BIOLOGIA, CLASSIFICAZIONE, CONTROLLO CHIMICO E BIOLOGICO DEI DITTERI

IL CONTROLLO CHIMICO E BIOLOGICO DEI DITTERI

PRINCIPI GENERALI

La lotta ai Ditteri, come qualsiasi intervento esterno contro una forma vivente, va considerto un momento anomalo nei rapporti tra i costituenti uno stesso sistema.

Gli studiosi sostengono, da sempre, che il livello massimo di economia nella natura si realizza solo attraverso scambi di energia tra tutti gli organismi, che vivono nello stesso ambiente, mai attraverso sottrazioni; quandi, ad esempio, le piante e la vegetazione producono sostanze organiche, gli animali consumano queste sostanze e i batteri decompositori trasformano i resti degli animali, per renderli riutilizzabili dalle piante: 3 anelli di una stessa catena, interdipendenti, si saldano in un rapporto circolare. Anche se tale premessa può essere ritenuta semplicistica ed incompleta, resta il fatto che nessun individio (singolo o specie) può essere valutato e gestito in maniera del tutto isolata dal contesto-ambienete: le valutazioni devono essere fatte in una visione d'assieme, integrata: lo squilibrio di un solo elemento si ripercuote su tutto il complesso. Ogni individuo all'interno di un sistema va rispettato, mai in condiziojni disagevoli dagli altri simbionti: il sistema va sempre e solo riequilibrato, quando un componente deborda dal suo spazio a danno degli altri: l'intervento deve restare limitato nel tempo e nella quantità, deve essere selettivo sull'individuo esuberante. Tale principio va applicato anche nel campo delle infestazioni; per tanto non si dovrà più parlare di lotta, ma di controllo di specie animali al fine di un riequilibrio.

INFESTANTI AGRICOLI E INFESTANTI CIVILI

Ad ulteriore razionalizzazione del problema, sarà utile porre una distinzione in merito al campo di applicazione. Gli ambiti, a diversa importanza ed urgenza, in cui può svolgersi un'azione disinfestante, sono i seguenti:

1) disinfestazione ambientale straordinaria, cotro vettori accertati di malattie ed epidemie;

2) disinfestazione generica, contro i parassiti delle piante, della vegetazione e dei frutti della terra;

3) disinfestazione in campo zootecnico, per la conservazione e il miglior rendimento degli animali;

4) disinfestazione in campo civile, urbano, per prevenire malattie (scarsa probabilità), ma soprattutto per eevitare i fastidi che la presenza stagionale degli insetti adulti arreca all'uomo. L'importanza, l'ampiezza e l'urgenza dell'intervento di lotta-bonifica saranno diverse nei 4 casi previsti, per cui i mezzi impegnati dovranno adeguarsi a questa logica ed obbedire ad una razionale ipotesi di costo/beneficio. Se nei primi due casi, data l'importanza dell'intervento e l'assenza diretta dell'uomo, può essere tollerato ancora l'uso di pesticidi chimici, ad alto potenziale distruttivo da un punto di vista ecologico, sarà assolutamente ingiustificato l'impiego di tali presidi in campo civile e zootecnico. Al di là dei gravi e preoccupanti fenomeni di inquinamento idrico da pesticidi che si sono verificati in Italia e all'Estero anche di recente, al di là della aspecificità del meccanismo di azione dei disinfestanti di prima generazione, resta drammatico - in proiezione futura - il problema del metabolismo e della degradazione dei pesticidi chimici. Gli insetticidi, finora usati (organocloruri, organofosfati, carbammati), stanno alterando l'equilibrio biologico, sopprimendo specie di invertebrati; devono essere rivisti criticamente al fine di verificare tutte le forme di resistenza che hanno indotto, ricontrollarne l'effetto tossico sugli animali non interessati, ma soprattutto approfondirne il meccanismo fisico-chimico-biologico di degradazione, la persistenza e l'accumulo nel suolo e nelle acque.

FASI DELL'INQUINAMENTO

Interessanti verifiche sulla modalità dell'inquinamento da pesticidi sono state fatte nel corso di una campagna contro i Simulidi, in acque correnti, con Temephos. L'inquinamento da iperdosaggio, ha dimostrato 3 fasi nettamente distinte nel tempo:

- una fase catastrofica, della durata di alcune ore, con la distruzione pressochè totale delle larve;

- una fase di reversione, che comincia dopo 90-450 minuti in cui non si notavanto più larve morte, galleggianti;

- una fase di recupero, che si evidenzia dopo 10-12 settimane e che è caratterizzata dalla presenza di nuove uova, a significare la vivibilità dell'ambiente.

I tempi e i valori sono indicativi e variano da ordine a ordine di insetti, in relazione alla diversa sensibilità. L'impiego dei pesticidi chimici dimostra specificatamente questo limite: la difficoltà di metabolizzazione e di degradazione, per cui di fronte ad un mancato smaltimento, si assiste ad un inquinamento che cresce in scala logaritmica. Esistono nel mondo oltre 550 pesticidi chimici, con circa 8000 formulazioni diverse; Nel 1980 sono stati prodotti circa 7 milioni di tonnellate di pesticidi: si tratta di sostanze organiche complesse, altamente lipofile, che assai difficilmente vengono attaccate e digerite da microrganismi biodegradanti; la naturale degradazione, da agenti atmoscferici, procede secondo tempi lunghissimi.

Attualmente si stanno facendo approfondite ricerche di laboratorio allo scopo di selezionare microrganismi capaci di accelerare la degradazione dei pesticidi: se tale operazione di ingegneria genetica non riuscirà in tempi brevi, i disinfestanti di prima generazione dovranno essere messi al bando definitivamente.

Dal momento che i pesticidi tradizionali non potranno mai mantenere e tanto meno ricostruire equilibri bio-zoo-ecologici, l'attenzione in campo civile e zootecnico va posta esclusivamente sugli insetticidi - larvicidi di seconda generazione: gli antiormoni giovanili (Diflubenzuron e Methoprene) e su quelli di terza generazione ad attività biologica (Bacillus Thuringiensis e, fra qualche tempo, Bacillus Sphaericus). La massima attenzione dovrà essere posta nel controllo antilarvale, mentre il controllo adulticida (che non va sopravalutato) andrà fatto con piretroidi a lunga durata e piretroidi di terza generazione, particolarmente attivi e stabili.

CARATTERISTICHE (IDEALI) DI UN INSETTICIDA

Il disinfestante ideale non esiste. In via del tutto teorica, per una riflessione critica, il pesticida - sia larvicida che adulticida - dovrebbe possedere:

- atossicità completa nei riguardi dell'uomo;
- alta selettività per non danneggiare gli animali non interessati;
- meccanismo d'azione perfettamente conosciuto;
- metabolizzazione e degradazione completa, sia al suolo che in acqua;
- durata d'azione breve, con un tempo di dimezzamento non superiore a 48-96 ore;
- ottima disperdibilità in veicolo acquoso;
- facilità di applicazione;
- buona tollerabilità organolettica, soprattutto per quanto rigurada l'olfatto;
- disponibilità in diversi formulati (liquido, concentrato, granuli e compresse) per un razionale impiego in ambienti ad esigenze diverse;
- costo compatibile con il beneficio apportato;

Ci sarà da attendere!

Ne frattempo il controllo dei ditteri, negli ambienti civili, andrà attuato con un razionale utilizzo dei mezzi a disposizione. E' indispensabile, pertanto, attuare campagne di disinfestazione dopo un'accurata e scientifica preparazione per conoscere le specie di insetti da controllare, l'etologia e i momenti più opportuni per intervenire. Gli interventi dovranno essere mirati, limitati nel tempo, solo negli ambienti interessati, con l'utilizzo dell'insetticidi a concentrazioni minime, ma sufficienti (secondo dati di lettura), per non indurre fenomeni di adattamento e di resistenza e per non dilapidare risorse comuni. Gli interventi vanno seguiti, controllati e resocontati da tecnici esperti in quanto non si attua un'operazione " del tutto o del nulla", ma un intervento di controllo in un contesto sanitario ed ecologico complesso dalle imprevedibili complicazioni presenti e future. Riteniamo meno dannoso non attuare alcuna azione di bonifica lasciando che il sistema si riequilibri da solo, piuttosto che intervenire il maniera episodica, causale, al di fuori di rigorosi presupposti scientifici.

CONTROLLO BIOLOGICO: MOMENTO ATTUALE E PROSPETTIVE

Il controllo biologico ha mosso i primi passi, da non più di dieci anni, riscoperta del Bacillus Thuringiensis, la sperimentazione del Bacillus Sphaericus e l'utilizzo sperimentale di virus, funghi, nematodi ed altri invertebrati contro le larve dei Ditteri e Lepidotteri. Nonostante alcuni risultati promettenti ottenuti dal Romanomermis culivorax, dalla Gambisia affinis e dalla Phoechilia reticulata, solo il Bacillus Thuringiensis è passato dalla fase sperimentale alla fase industriale. Il costo non indifferente, e le insufficienti verifiche su larga scala, ci portano a ritenere che l'impiego dei prodotti biologici vada fatto gradualmente, non in ambienti troppo vasti, con costanti verifiche e controlli.

Il loro irrazionale impiego in questa, che possiamo definire quarta fase di sperimentazione, potrebbe vanificare le favorevoli prospettive e le grandi aspettative che già il Bacillus Thuringiensis lascia intravedere.

RESISTENZA AGLI INSETTICIDI

Esiste, ed è scientificamente dimostrato, il problema della resistenza delle zanzare ai tradizionali disinfestanti. I focolai di resistenza restano relativi ad un determinato ambiente e ad una determinata specie: non possono essere generalizzati per tutta la spoecie e per tutti gli ambienti. data la scarsa mobilità delle zanzare, che l'acquisizione finale del carattere resistenza, riguardi la modificazione definitiva del genoma di tutta la specie. La frequenza elevata di casi di resistenza sta, piuttosto, ad indicare che una data specie si sta abituando ad un determinato insetticida ed ha la facilità (possibilità) di superare indenne l'impatto con lo stesso. E' evidente, inoltre, che la scoperta di una norma di resistenza relativa ad una determinata specie, ad un determinato insetticida, in un determinato luogo, deve portare immediatamente al cambio del prodotto insetticida in quel luogo.

Allo stato attuale sono state riscontrate a livello mondiale, tra culicidi "adulte e larve" 113 ceppi resistenti al DDT, 58 agli organofosfati, 17 ai carbammati, 10 ai piretroidi. I ceppi resistenti sono equamente distribuiti in tutte le specie. Le modalità con cui la resistenza si può presentare sono due:

1) una forma di tolleranza o mitridatismo, che permette all'insetto di assuefarsi alle dosi crescenti dell'insetticida; non è di tipo generico, è scarsamente presente e si manifesta facilmente con l'uso di Temephos e, in minor misura, con la Permetrina e il Bacillus Thuringiensis.

2) la resistenza vera e propria, che compare per improvvisa mutazione genetica (rara) o per selezione di ceppi preresistenti; questo tipo di resistenza può essere: morfologico (quando la srtuttura corporea impedisce la penetrazione dell'insetticida) etologico (quando l'insetto cambia abitudini ed evita il contatto con il pesticida) e fisiologico (quando il prodotto tossico è rapidamente degradato e reso innoquo per l'instaurarsi di processi bioenzimatici nuovi).

L'effetto insetticida di un prodotto si manifesta - in linea del tutto teorica - in 3 momenti successivi: penetrazione - assorbimento; attività; degradazione - detossificazione.

La resistenza più garve è quella di tipo genetico, che diventa stabile e trasmissibile ed ha come risultato la produzione di un enzima capace di bloccare l'insetticida: una deidroclorurasi inattiva il DDT, una monossigenasi è responsabile dell'inattivazione degli esteri fosforici, mentre sono di tipo esterastico gli enzimi che bloccano i caarbammati e i piretroidi.

L'OMS ha previsto precise metodiche e criteri per valutare le resistenze in atto e il loro progressivo instaurarsi nelle specie sensibili. Il test va fatto su specie "pure" di zanzare, saggiate con 5 diverse concentrazioni, a dosaggi scalari logaritmici, in condizioni standard: si valuta la DL 50 e la DL 95 e si determinano gli altri valori per estrapolazione. Il test permette, quindi, di verificare lo stato di resistenza di ciascun insetticida su ogni specie di zanzara; lo stesso test, ripetuto di generazione in generazione, dà la misura della pressione della resistenza su uno stesso ceppo. Ad esempio, si è potuto constatare che sul Culex quinquefasciatus il Temephos produce abbastanza rapidamente resistenza (anche crociata con altri organofosfati) e tale resistenza è sensibile alla concentrazione d'uso; che il Diflubenzuron non induce resistenza; che il Propoxur dà forme di resistenza stabile non dose-dipendente; che il Bacillus Thuringiensis non dà forme di resistenza apprezzabili, ma un aumento della tolleranza solo del 70% dopo 15 generazioni; che i piretroidi danno resistenza crociata con i DDT.

Per ovviare ai fenomeni di resistenza viene consigliato di:

1) Avvicendare i prodotti almeno ogni 10-12 generazioni;

2) impiegare prodotti che, nei test di laboratorio, mostrano scarsa capacità di indurre resistenza;

3) diffidare soprattutto dei prodotti che danno resistenza crociata (esteri fosforici, carbammati);

4) impiegare principi a meccanismo d'azione diverso, durante la stessa campagna, per le forme larvali e per le forme adulte;

5) alternare trattamenti frequenti, con prodotti scarsamente residuali, a trattamenti più diluiti nel tempo di formulazioni a lento rilascio;

6) distinguere, nel momento operativo, tra il controllo in ambiente civile a limitata infestazione su genotipi multipli, rispetto alla necessità di far sparire un singolo genotipo recante un gene-resistenza recessivo: solo in quest'ultimo caso sarà giustificato l'attacco multiplo con formulazioni composte e ad alti dosaggi, in analogia con quanto si verifica in campo sanitario con l'uso degli antibiotici a largo spettro. Si puo, infine, notare che l'uso dei sinergizzanti - che bloccano gli enzimi inattivatori responsabili della resistenza - sarà giustificato solo in presenza di accertati o supposti fenomeni di resistenza.